lunedì 21 dicembre 2015

Fabrizio Giosuè - Tolkien Rocks. Viaggio musicale nella Terra di Mezzo

Nell’opera di Tolkien la musica è una presenza insopprimibile, creatrice o distruttrice (basti pensare alla Musica degli Ainur, all’inizio del Silmarillion), per non parlare delle canzoni e delle filastrocche che permeano Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli e che donano poesia e passione a personaggi (anche negativi) e scene descritte, un vero e proprio strumento utilizzato dal Professore per fissare nella memoria dei popoli il passato che altrimenti sarebbe perduto. In egual misura Tolkien è stato fonte di ispirazione per decine di musicisti nel mondo, che da lui hanno attinto per dare sostanza alla loro proposta musicale, in misura moto maggiore rispetto all’influenza che possono aver avuto le opere di Poe o Lovecraft, altri due scrittori che hanno esercitato una certa pressione sull’immaginario di molte band. Tolkien Rocks. Viaggio musicale nella Terra di Mezzo è un interessante libretto di Fabrizio Giosuè pubblicato dalla mitica Arcana che si propone di esaminare appunto tutti quei gruppi che, in misura maggiore o minore, sono stati influenzati dagli scritti di Tolkien e ne hanno tratto ispirazione, a partire dai seminali Led Zeppelin (con le canzoni Ramble On e Misty Mountain Hop, e in misura più forzata Stairway To Heaven e The Battle Of Evermore) e Black Sabbath (The Wizard), Cream, Rush, Camel e Yes, dall’hard rock al progressive passando per il blues. Il capitolo più corposo è però dedicato al rapporto tra Tolkien e il metal, da sempre fecondo, ed è inevitabile trovarsi a che fare con gli irlandesi Cruachan (che uniscono il black metal con il folk celtico), i fenomenali austriaci Summoning (autori di un black metal atmosferico e pachidermico, e soprattutto di capolavori assoluti del calibro di Minas MorgulDol GuldurOath Bound e Old Mornings Dawn) e i powermetaller tedeschi Blind Guardian, oggi forse un po’ appannati ma in passato autori degli imprescindibili Somewhere Far BeyondImaginations From The Other Side e Nightfall in Middle-Earth (quest’ultimo un concept album sul Silmarillion), contenenti capisaldi del metal tolkieniano come Lord Of The RingsThe Bard’s Song – In The Forest e The Bard’s Song – The Hobbit. L’importanza dei Blind Guardian è sottolineata dal fatto che a loro è dedicato un capitolo specifico, che prende in esame dettagliatamente le canzoni e si lancia in una descrizione accurata del concept di Nightfall. Nel prosieguo della narrazione non tutte le posizioni di Giosuè sono condivisibili (definisce Tales From Midgard dei The Ring un album discreto e nulla più, mentre io l’ho sempre considerato clamoroso), ma i riferimenti sono davvero approfonditi e riguardano nomi come Burzum, Doomsword, Battlelore, Amon Amarth, Virgin Steele e Morgana LeFay, ben conosciuti dai metallari e sconosciuti a tutti gli altri. C’è poi una bella intervista a Giuseppe Festa, leader dei Lingalad (gruppo folk italiano che a Tolkien ha dedicato il primo disco, Voci dalla Terra di Mezzo) il quale spiega come la lettura del Signore degli Anelli lo abbia aiutato a riscoprire la trascendenza in un periodo piuttosto difficile della sua vita. A fare da comune denominatore a tutti questi generi e sottogeneri diversi ed eterogenei c’è questa bella riflessione dell’autore: «I libri di Tolkien ne hanno per tutti i gusti: extreme metaller o pianista progressivo, il Professore è sempre capace di meravigliare il lettore e farlo viaggiare all’interno delle storie da lui raccontate. Forse è proprio questo che colpisce maggiormente i musicisti: da semplici lettori si diventa protagonisti, con l’inevitabile desiderio di poter musicare quello che si sta vivendo». In conclusione ci sono due appendici: una raccoglie tutti i gruppi che hanno scelto di chiamarsi con in nomi dei luoghi, dei personaggi e degli eventi dei libri di Tolkien, l’altra è dedicata al caso di Christopher Lee (recentemente scomparso), unico attore della saga cinematografica di Peter Jackson ad aver conosciuto Tolkien di persona e autore, in tardissima età, di due album di metal sinfonico ispirati alla figura di Carlo Magno (di cui si diceva discendente).

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