martedì 19 giugno 2012

Robert Hugh Benson - I Necromanti

Pur essendomi sempre preoccupato di non mescolare passione (la lettura dei libri) con il lavoro (prodotti editoriali che hanno visto la mia partecipazione), per una volta vorrei segnalare l’uscita di un romanzo la cui recentissima uscita vede un mio modestissimo contributo. Non intendo accampare meriti particolari dal momento che il libro è uscito nel 1909 e non ho nemmeno realizzato la traduzione, limitandomi a curarne l’edizione italiana. Insomma, se ne può parlare senza che mi si possa accusare di conflitto d’interessi. La firma è quella singolare di Robert Hugh Benson, vissuto a cavallo dei secoli XIX e XX, figlio dell’Arcivescovo di Canterbury, sacerdote della Chiesa Anglicana e poi prete cattolico, proficuo scrittore e autore di una serie di romanzi storici sulle persecuzioni anticattoliche in Inghilterra, oltre che de Il Padrone del mondo e L’alba di Tutto, già editi da Fede & Cultura, che ora pubblica questo I NecromantiAmbientato nell’Inghilterra contemporanea, ha come protagonista il giovane avvocato Laurie Baxter, sconvolto dalla recente scomparsa della sua promessa sposa Amy Nugent e disposto a tutto pur di poterla riabbracciare. Cattolico di recente conversione (una conversione più razionale che di cuore), viene irretito da due spiritiste, Mrs. Stapleton e Lady Bethell, seguaci del nuovo pensiero e aperte a ogni novità in campo spirituale: come ogni buon occultista che si rispetti, millantano rapporti nientemeno con il Cardinale Newman e presentano al giovane un pericoloso medium, Mr. Vincent, ancor più pericoloso in quanto fervente credente nei fenomeni della pseudo-religione fondata sulla comunicazione diretta coi defunti, il quale si rende conto del potenziale del giovane e decide di intraprende su di esso una serie di esperimenti anche a costo della sua vita o della sua sanità mentale. Nessuno intorno a Laurie sembra disposto a prenderlo sul serio, a cominciare dalla madre, un’anglicana perbenista che ce l’ha con la povera defunta, rea di essere battista (e, ancor di più, figlia di un droghiere!), e che pensa che la religione sia ben più che andare a messa ogni mattina e cioè starsene «due o tre ore su di un libro in salotto, davanti al fuoco, con una matita d’argento»Fortunatamente, a salvare il giovane ci pensano la sorella adottiva Margaret Deronnais, innamorata di lui e cresciuta in un convento, e l’ex spiritista fuoriuscito e convertito Mr. Cathcart, gli unici ad avere ben chiara la situazione e ad accorgersi che Laurie è ormai precipitato in una spirale senza uscita che ha del tutto annullato la sua personalità e la sua volontà. Lo si potrebbe bollare come blando e noioso, soprattutto per via di un finale poco impressionante (scordatevi qualcosa di comparabile al pirotecnico scontro col demonio dell’Esorcista) e di un livello stilistico modesto (Benson non è particolarmente vario nell’utilizzo della lingua e nella costruzione delle frasi, piatte e ricche di dettagli descrittivi), ma in realtà I Necromanti è un tipico esempio di romanzo dell’orrore della sua epoca. Profondamente vittoriano nelle situazioni, nei personaggi e nelle ambientazioni (quasi esclusivamente casalinghe), affronta una problematica molto attuale in quegli anni (basti pensare che un autore leggendario come Arthur Conan Doyle intendeva essere un grande sistematizzatore dello spiritismo, tanto da combattere le resistenze del mondo accademico e da dedicare al fenomeno, nel 1926, un libro come Il paese delle nebbie) e la sua crociata suona molto più moderna di quanto si potrebbe pensare (soprattutto oggi, nella società post-cristiana e relativista, di fronte ad altre pratiche tipiche della religione “fai da te” come la New Age e l’onnipresente occultismo). Per Benson lo spiritismo non è solo una truffa a danno dei più deboli, ma è anche un pericolo reale (Mr. Vincent fa effettivamente vedere a Laurie la sua innamorata Amy che torna dal regno dei morti) che porta alla morte psichica e spirituale (Laurie diviene inequivocabilmente posseduto da un demonio), di fronte a cui non si può fare altro che pregare (solo Margaret, vegliando e pregando, santifica il suo innamorato ormai perduto). È interessante notare come, a dispetto di quanto si potrebbe pensare, i sacerdoti nel romanzo non ci facciano affatto una bella figura, ma anzi siano ritenuti da Benson del tutto inadeguati di fronte a simili problemi e interessati soprattutto a riempirsi la pancia (il saggio Mr. Cathcart dice di non aver mai «incontrato un prete che prenda sul serio queste cose […] ed è un gran peccato, perché i sacerdoti avrebbero un enorme potere, se solo lo sapessero»). Un autore che personalmente non conoscevo, ma che merita senz’altro una riscoperta.