domenica 23 settembre 2012

L. Frank Baum, Eric Shanower, Skottie Young - Il meraviglioso Mago di Oz

Una gradita sorpresa questo bel volume in cartonato, risultato di una decisione della Marvel di rilanciare un grande classico della letteratura per bambini, Il meraviglioso Mago di Oz di L. Frank Baum, che negli Stati Uniti è entrato nella memoria collettiva producendone un rifacimento a fumetti. In America è stato pubblicato come una miniserie di otto numeri, da noi la Panini Comics ha deciso di pubblicarlo in un unico volume per quello che è un adattamento assolutamente fedele allo spirito e ai contenuti del libro, in cui la lettura scorre veloce e le immagini sono complementari e funzionali al testo, adatta per bambini ma anche per gli adulti. Ecco quindi narrata la storia della piccola Dorothy, che un uragano trasporta nel fantastico paese di Oz dove incontra uno spaventapasseri che non ha cervello, un uomo di latta che non ha cuore e un leone che non ha coraggio: insieme a loro intraprende un cammino fino alla Città di Smeraldo sulla famosa strada di mattoni gialli per incontrare il famoso Mago di Oz, che alla fine si rivela essere molto diverso da quel che sembra. Per chi conosce solo il famoso ma indigesto film musicale con Judy Garland, dominato da uno spirito lisergico e assolutamente camp (del tutto in anticipo sui tempi), si tratterà senz’altro di una gradita sorpresa: la caratterizzazione dei personaggi è ottima (la Strega dell’Ovest è addirittura spettacolare) e l’atmosfera è del tutto diversa, grazie a uno spettacolare uso dei colori legato ai vari luoghi visitati da Dorothy e dai suoi compagni di viaggio, perfetto per coinvolgere e immergere in questo viaggio dell’immaginazione (non vengono risparmiati gli scenari più cupi e spesso l’ambiente riflette lo stato d’animo della piccola protagonista). Vista la fedeltà al testo di Baum, il volume presenta tutte le caratteristiche dell’opera originale: una fiaba che parte da un’esperienza tipicamente americana (il Kansas) e che utilizza l’espediente del ciclone per connettere il reale al fantastico di un mondo separato, un altrove completamente diverso che non viene accettato da Dorothy come parte di sé o del suo orizzonte abitabile. La nostra eroina, per quanto ingenua e vulnerabile di fronte alla violenza del mondo, è comunque molto pragmatica e applica a questo altrove fantastico tutte le nozioni che la contraddistinguono come bambina americana. Se non ci riesce lei, ci riescono comunque i suoi tre compagni di viaggio, che risultano perfettamente complementari e in possesso, già in loro stessi, di tutto quello di cui sono in cerca (lo spaventapasseri cerca un cervello ma è il più intelligente della combriccola, l’uomo di latta cerca un cuore ma è generoso e si commuove in continuazione, il leone cerca il coraggio ma all’occorrenza risulta un eroe, così la stessa Dorothy scopre di aver sempre posseduto le scarpette d’argento in grado di farla tornare nel Kansas). La ricerca (che si esplica per lo più attraverso avventure contro creature strane e mostruose) si configura così più come un processo di crescita che di arrivo da un punto all’altro, tanto più che tutto quello che fa Dorothy è frutto del caso: la sua casa uccide la Strega dell’Est schiacciandola mentre atterra a Oz, mentre lei distrugge la Strega dell’Ovest del tutto involontariamente gettandole addosso dell’acqua per frustrazione (e senza sapere che l’acqua avrebbe sciolto la perfida megera). Dorothy non ha particolari poteri, è semplicemente una bambina buona che dimostra che tutti possono riuscire a farcela, e la stessa cosa la provano i suoi tre compari che alla fine si ritrovano tutti sovrani di qualche popolo: una morale molto infantile e, mi si perdoni, molto americana.

Nessun commento:

Posta un commento