sabato 23 luglio 2011

Intervista a Marina Fiorato

Chi mi segue sa che ho sempre e solo pubblicato solo recensioni, in ossequio alla mia volontà (o convinzione) che questo spazio internautico continuasse a mantenere una forte identità e un suo stile. Questa volta ho però deciso di concedermi una parentesi all’interno del mio monolitico percorso per pubblicare una mia recente intervista alla scrittrice Marina Fiorato per la “Rivista di Venezia”, periodico di cui mi ritrovo a essere redattore presso Mazzanti Editori. È inutile cercare di scervellarsi o cercare di sopperire alle proprie lacune digitando il suo nome su Google: Marina Fiorato, in Italia, è una perfetta sconosciuta. Mezza inglese e mezza veneziana, i suoi libri sono ambientati in Italia (nel Rinascimento veneziano o toscano, proprio come piace alle tranquille signore albioniche) ma non sono stati pubblicati dalle nostre parti. Di contro, hanno ottenuto (pare) un clamoroso successo in Inghilterra, negli Stati Uniti e, soprattutto, in Germania. Premetto di non aver mai letto un suo romanzo (solo a ottobre avremo tra le mani “La ladra della Primavera”, grazie all’editrice Nord) e, anzi, chiedo scusa per la banalità e la poca sostanza dell’intervista in questione, per non parlare della solita domanda su quanto la celebrità in questione ama l’Italia, che denota un incredibile provincialismo ma che resta pur sempre obbligatoria: a mia parziale discolpa, posso dire che non si sarebbe potuto fare altrimenti, vista la natura prettamente turistica della rivista e l’impossibilità di trattare approfonditamente temi letterari. Piuttosto, l’occasione è stata perfetta per toccare con mano la disponibilità, la serietà e la cordialità che sono soliti avere all’estero a livello di rapporti umani e lavorativi: entrambe le case editrici londinesi da me contattate (Beautiful Books e John Murray) hanno dimostrato una premura addirittura spropositata nei miei confronti, rispondendo alle mie e-mail con una celerità inimmaginabile (addirittura, alla Beautiful Brooks si sono preoccupati subito di avvertirmi che la signora Fiorato non pubblicava più per loro e mi hanno prontamente fornito la nuova destinazione): meglio non pensare a cosa sarebbe potuto accadere in Italia, Paese nel quale l’uso della posta elettronica si rivela ancora essere un mezzo assai sconosciuto e che è preferibile ignorare. Come sempre, ci ritroviamo a parlare di due galassie difficilmente comunicanti.

UN’EREDITÀ VENEZIANA

Autrice di bestseller a livello internazionale come “The Glassblower of Murano”, la scrittrice inglese Marina Fiorato rivendica con orgoglio le sue radici lagunari.

Marina Fiorato è una scrittrice angloveneziana. Nata a Manchester e cresciuta nello Yorkshire, si è laureata alla Oxford University e si è specializzata nello studio delle opere di Shakespeare come fonte storica all’Università di Venezia. Ha lavorato come illustratrice, attrice e recensora di film, inoltre ha creato tour visuali per band rock come gli U2 e i Rolling Stones. “The Glassblower of Murano”, il suo romanzo di debutto, ambientato a Venezia, ha suscitato una grande attenzione in Europa, tanto da raggiungere le oltre 100.000 copie vendute in Germania e da raggiungere il primo posto sulla lista degli Editori Indipendenti nel Regno Unito. Anche i lavori seguenti, “The Madonna of the Almonds” e “The Botticelli Secret”, sono ambientati nel Rinascimento italiano; per la sua ultima fatica, “The Daughter of Siena”, Marina Fiorato si è invece indirizzata alla Toscana del XVIII secolo.

Signora Fiorato, tutti i suoi romanzi sono ambientati in Italia. La sua origine veneziana ha contribuito a fornirle l’ispirazione?
“Assolutamente. Mio padre mi ha sempre raccontato storie del Veneto ed è per questa mia origine che mi sono temporaneamente trasferita all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Qualche anno più tardi sono tornata per sposarmi sul Canal Grande. Il mio primo romanzo ‘The Glassblower of Murano’ è stato ispirato da un viaggio nell’isola di Murano, quando ho visto un soffiatore del vetro che faceva un piccolo cristallo in circa dieci secondi. Mi è sembrato un miracolo”.

Pochi posti sono stati romanzati, celebrati e lodati come Venezia. Quali sono i libri o gli autori che l’hanno ispirata a scrivere di questa città?
“Ho amato ‘Morte a Venezia’ di Thomas Mann, anche se è per lo più ambientato al Lido. Sono rimasta anche molto colpita da ‘Ritorno a Brideshaw’ di Evelyn Waugh. Ho ammirato la sezione fiorentina di ‘Hannibal’ di Thomas Harris e ho sempre apprezzato le storie gialle di ambientazione veneziana di Donna Leon”.

Attraverso “The Glassblower of Murano”, lei ha collegato il vetro a Venezia: la sua bellezza nonostante l’instabilità, la sua forza nonostante la fragilità. Pensa che questa caratteristica riguardi anche il presente? Come vede il futuro di Venezia?
“Credo che Venezia in realtà sia più resistente di quello che la gente pensa. È sopravvissuta a incendi e inondazioni per centinaia d’anni e penso che resisterà per altrettanto tempo. Sicuramente su Venezia gravano minacce ambientali e naturali, ma credo che la gestione del volume di turismo in città sia una sfida ugualmente impegnativa”.

Il Rinascimento è spesso sinonimo di arte e opulenza, ma anche con mistero e intrigo: c’è una sorta di fascinazione per la storia italiana? È un argomento che piace al pubblico?
“Il Rinascimento è uno dei periodi più intriganti della storia moderna e sembra sempre costituire un motivo d’interesse per i lettori di oggi. Uno degli aspetti che penso attiri le persone è che apparentemente era un periodo di grande bellezza, dal momento che quegli anni hanno visto il fiorire dell’arte, della scultura e dell’architettura, ma allo stesso tempo c’era macchinazione politica e grande violenza, inquisizione, tortura giudiziaria e guerra brutale. Sono quasi arrivata a credere che questi due aspetti siano intrecciati, che la bellezza è nata dalla brutalità. Dopotutto, Leonardo ha dovuto dissezionare cadaveri per dipingere la forma umana con una simile grazia”.

Può dirci qualcosa sui suoi viaggi in Italia e a Venezia? Cosa le piace di questo Paese?
“Amo tutto dell’Italia. Sebbene sia una Figlia del Veneto e ami le città del Nord – Venezia, ovviamente, oltre a Verona, Vicenza e Padova – amo anche la Toscana, specialmente Firenze e Siena. Ho trascorso più tempo al Nord, ma recentemente ho avuto l’opportunità di vistare Roma e Napoli per un articolo che stavo scrivendo per il ‘Daily Mail’. Sono rimasta affascinata dalle differenze tra il Nord e il Sud, e dal fatto che l’Italia ha così tante facce”.

Com’era la sua vita a Venezia? Vorrebbe che i suoi figli venissero a vivere qui?
“Il mio sogno è comprare una casa a Venezia. Mi piacerebbe molto che i miei figli abbracciassero il loro retaggio e imparassero il dialetto. Sono stati a Venezia un paio di volte e pensano sia magnifico – non si lasciano mai sfuggire la possibilità di viaggiare ovunque in barca e adorano il cibo, proprio come me!”.

I suoi libri non sono ancora stati tradotti in italiano. Le nuove tecnologie editoriali possono aiutare a diffondere la conoscenza? Cosa pensa degli ebook?
“In realtà il mio terzo libro, ‘The Botticelli Secret’, è attualmente in traduzione e uscirà in Italia alla fine di quest’anno. Penso che gli ebook siano fantastici, specialmente perché incoraggiano i giovani a leggere: quando viaggio è bello avere dieci libri sul mio iPad invece che nella mia valigia! Non credo comunque che i libri perderanno mai fascino; nel mio cuore non c’è possibilità di sostituire la sensazione del tenere un libro in mano e del girare le pagine per vedere cosa ti aspetta”.

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